Descrizione della via ferrata

ATTENZIONE: LA VIA FERRATA È CHIUSA E DANNEGGIATA

Avvicinamento e Accesso
Che si arrivi da Alghero o da Sassari si imbocca la Strada Statale 55bis seguendo le indicazioni per Capo Caccia. Raggiunto il promontorio, al km 10,5 si imbocca sulla destra la variante indicata come “panoramica” e la si segue per circa 200 metri, fino ad uno slargo parcheggio che corrisponde al Belvedere dell’isola Foradada.

Dal parcheggio dell’auto si individua una traccia di sentiero che si stacca verso sud e che segue il bordo delle falesie. Il sentiero non è segnato ma è abbastanza evidente e non pone dubbi di orientamento. Ben presto si passerà sul fianco di una piccola grotta (la Grotta delle Brocche Rotte) e, dopo circa 50 metri, si raggiunte un cartello con la scritta “Via Ferrata – Inizio” (20 minuti dal parcheggio). Subito dopo una bacheca lignea indica l’inizio della cengia bassa, la parte più semplice dell’itinerario.

La via ferrata
Il percorso della via ferrata si sviluppa prevalentemente in traverso lungo una serie di enormi cenge naturali che talvolta si restringono fin quasi a scomparire. È fortemente suggerito percorrere la via ferrata partendo dalla cengia bassa.

Già dall’accesso (cartello “start” e bacheca) i cavi proteggono una prima breve e facile rampa in discesa che conduce ad un passaggio su stabili massi di frana. Si prosegue senza cavi e senza problemi di orientamento seguendo la base della parete verso sinistra (sud). La cengia bassa qui non presenta difficoltà tecniche pertanto si percorre abbastanza rapidamente con ottimi scorci verso il mare, sull’isola Foradada e sulle pareti che sovrastano.
In corrispondenza di un grosso tetto roccioso la cengia si restringe fino a poche decine di centimetri, su pendio sabbioso, ed un cavo protegge questa sezione, oltre la quale si giunge in pochi minuti al termine del percorso basso, dove ha inizio una emozionante verticale gradinata. La verticale da salire sviluppa circa 25 metri con un lieve strapiombo che richiede un minimo di praticità nell’uso della doppia longe.
Davanti a noi, distante qualche centinaio di metri, si nota la stupenda Scala del Cabirol e la mole imponente del promontorio con il faro di Capo Caccia (186 metri, il faro più alto d’Italia, costruito nel 1864).
Al termine della verticale riprendono i cavi del traverso, verso sinistra, con una alternanza di piccole verticali gradinate e nuovi traversi esposti.
 Si perviene così ad un altro cavo su pendío inclinato, che aiuta a risalire 30 metri di pietraia (attenti alla caduta pietre) fino a raggiungere il livello della cengia superiore, ovvero l’inizio della via di rientro.
Si tenga presente che alcune ordinanze emesse a tutela della fruizione turistica delle Grotte di Nettuno vietano di percorrere le cenge che si estendono verso sud (destra), ovvero verso il faro. Pertanto è indispensabile non uscire fuori percorso e rimanere sulla linea dei cavi.
Il percorso di rientro – la cengia alta – è decisamente più tecnica ed impegnativa di quella bassa, tuttavia i numerosi traversi esposti e le discese gradinate sono sempre ben protetti.
Nella cengia alta, lungo la prima parte del percorso di rientro, in un apposito box inox, si trova il libro della via. Lasciatevi un vostro pensiero!

Una volta terminati i cavi e riemersi dalla falesia, per rientrare è necessario seguire il bordo della falesia in discesa, verso nord, fino ad arrivare in vista del parcheggio e delle auto che si raggiungono in circa 15 minuti (dislivello in discesa -140 m).

N.B. su tutto il percorso della ferrata non c’è segnale telefonico.